La Dama e il Moro by Carlo Maria Lomartire

La Dama e il Moro by Carlo Maria Lomartire

autore:Carlo Maria Lomartire [Lomartire, Carlo Maria]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2023-06-07T12:00:00+00:00


IX

Contessa Cecilia

Le nozze furono celebrate nella cappella ducale del Castello.

Fu una cerimonia molto sobria ma rigorosa e accurata. La cappella, ricavata da una sala che dava sul cortile delle Armi, in realtà aveva le dimensioni di una normale chiesa, vasta e ben decorata. Quarant’anni prima se ne era occupata personalmente Bianca Maria Visconti Sforza quando col marito Francesco decisero di ricostruire il vecchio castello visconteo che era stato semidistrutto durante la rivolta popolare che aveva portato alla disastrosa e breve Repubblica ambrosiana.

La navata unica era addobbata con drappi di seta azzurra e una grande quantità di fiori, soprattutto peonie, quelli preferiti da Cecilia che andò all’altare con un sontuoso abito naturalmente bianco in broccato di seta e oro. Carminati indossava un’armatura leggera dell’esercito sforzesco. Il pubblico era composto solo da parenti e amici stretti: tutta la famiglia Gallerani, Margherita Busti e i suoi figli – Sigerio, il maggiore, accompagnò la sposa all’altare –, il vecchio padre di Ludovico, Giovan Pietro Carminati di Brembilla, e tre fratelli.

Non c’erano, naturalmente, il Moro e Beatrice ma erano rappresentati da Bartolomeo Calco che, essendo a suo modo affezionato a Cecilia, aveva voluto essere presente in veste non ufficiale. Non sarebbe comunque mancato per nessuna ragione Giacomo Trotti, sia per l’ormai solido rapporto di amicizia con la sposa sia perché quel matrimonio era anche opera sua grazie all’impegno che aveva messo nell’allontanare Cecilia dal Moro e dal Castello e nel modo per lei più vantaggioso. Come regalo di nozze le aveva mandato al nuovo indirizzo un meraviglioso preziosissimo diadema di diamanti e rubini con un grosso pendente di smeraldo che scendeva sulla fronte. E naturalmente non poteva mancare Leonardo, silenzioso e un po’ spaesato, che nella storia di Cecilia aveva avuto – e non poteva immaginare che avrebbe avuto per sempre – un ruolo importantissimo. C’erano anche, e non solo per zelo cortigiano, Bernardo Bellincioni e lo storico Bernardino Corio, sinceri ammiratori della sposa.

Dopo la cerimonia, in festosa comitiva tutti accompagnarono i freschi sposi alla loro nuova dimora. Ora Cecilia era contessa di San Giovanni in Croce, oltre che di Saronno, di cui era signora.

I lavori di ristrutturazione del palazzo Carmagnola erano quasi terminati, l’arredamento era completo e la nuova coppia poteva ormai sistemarvisi comodamente. Cecilia era stata informata da Calco che in un’ala dell’edificio dimorava da due anni Giorgio Merula, più che sessantenne filologo, storico e umanista, molto stimato dal Moro del quale era ospite e per il quale stava scrivendo una Historia Vicecomitum. Era chiaro che l’anziano accademico dovesse restare in quella casa.

La notizia non dispiacque a Cecilia e non solo perché Merula era relegato in un’ala del palazzo distante e separata dagli alloggi dei Carminati, ma soprattutto per il piacere di poter incontrare ancora – quasi poter avere a sua esclusiva disposizione – un prestigioso uomo di studi che già aveva conosciuto quando era al Castello. Era sua intenzione, infatti, approfittare della nuova condizione nella quale ora si trovava per approfondire i suoi interessi per la poesia, le lettere, il latino. Soprattutto



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